LUIG plus • 15 marzo 2020

Per poter raccontare la storia del palazzo del Seminario è necessario iniziare a parlare dell’uomo a cui si deve la sua edificazione: il cardinal Giulio Roma. Nato a Milano il 16 settembre 1584, egli studiò presso i gesuiti a Brera e nel collegio Borromeo di Pavia; si laureò giovanissimo in diritto civile e canonico a Perugia. Fu quindi chiamato nella corte del cardinale Federico Borromeo, arcivescovo di Milano. Dopo l’elezione di Paolo V  Borghese (avvenuta il 16 maggio 1605), si trasferì a Roma. Nel 1621 Paolo V lo elevò alla sacra porpora destinandolo Vescovo di Recanati e Loreto. Per volontà di Urbano VIII Barberini venne poi nominato Vescovo di Tivoli il 21 agosto 1634. Morì a Roma il 16 Settembre 1652 e fu sepolto presso la chieda di S. Carlo al Corso. Le imprese tiburtine del Cardinal Roma vengono esposte dal Giustiniani che, un decennio dopo la morte, racconta le vicende che lo avevano portato a ricoprire il ruolo di vescovo di Tivoli e le iniziative che avevano segnato il suo operato:

“Giulio Roma, Patritio Milanese, Cardinale, per la morte di Mario Orfino, passò dalle chiese di Recanati e di Loreto à questa di Tivoli nell’anno 1634 à 21 del mese di Agosto […]. Papa Urbano […] imperò che accrebbe egli il palazzo Vescovile, ritrovato incomodo ad esser’habitato da un Cardinale; demolì con animo regio nell’anno 1635 la Cattedrale, deformata dalla sua antichità, e ne fõdò un’altra alla moderna, perfettionandola nell’anno 1640 […]. Istituì nell’anno 1635 il seminario per sedici alunni e li fabbricò una riguardevole habitatione […]”.
Lo stemma del cardinale Roma troneggia sulla sommità del portale d’ingresso che si apre sul vertice della monumentale gradinata; più in basso si pone l’iscrizione che ricorda i lavori di edificazione: JULIUS CARDINALIS ROMA / SEMINARIUM TIBURTINUM EREXIT /EIQUE DOMUM A FUNDAMENTIS AEDIFICAVIT / AN. SAL. MDCXLVII. Per delineare l’aspetto e la distribuzione originale degli ambienti del Seminario si può far riferimento al Crocchiante che nell’Historia delle chiese di Tivoli scrive: 
“Egli [il seminario] è tutto a volta costrutto con tre piani. Nel primo fra due gran corridori vi sono le stanze destinate per l’archivio, per la scuola del canto fermo, per il refettorio e per i grani e sotto a questi corridori vi sono le officine a uso di dispensa, di tinello, di cucina e di altro; nel secondo vi sono i mezzanini con diversi comodi e stanze per i servidori; e l’ultimo fra due altri corridori corrispondenti alli primi rimirarsi le celle de’ Chierici, del rettore e del Prefetto, ognuna da se. E la Cappella dedicata a S. Filippo Neri col sua altare e quadro per celebrare la Santa Messa […]”
Al piano terra erano, quindi, distribuiti gli ambienti comuni: la cappella di San Filippo Neri, l’archivio, la sala per il canto, il refettorio; cucine e dispense trovavano spazio nel piano interrato. Al secondo piano alloggiavano i servitori, mentre al terzo piano si disponevano lungo i due lunghi corridoi le celle per i seminaristi, il rettore e il prefetto. L’edificio aveva un giardino recintato da un muro. La pillola di oggi è dedicata alla descrizione di uno di questi ambienti, la cappella di San Filippo Neri.

introduzione a cura di Valeria Roggi


Nei primi giorni di sospensione delle attività, animati dall’idea di continuare a condividere la realtà della LUIG, abbiamo girato questo breve video per raccontarvi lo spazio che ormai da sei anni ospita la nostra sede di Tivoli. Ringraziamo Ilaria Morini e Valeria Roggi per averci guidati alla scoperta del Seminario; un grazie va anche ad Andrea Terenzi che si reso subito disponibile per le riprese e il montaggio del video.