Nel panorama dialettale tiburtino la nostra Lidua Mariotti (1893-1974) occupa un posto di rilievo. Le sue prose e poesie, composte con passione e ascoltando la lingua di tante “vecchiette”, sono una testimonianza del vernacolo tiburtino nel periodo immediatamente seguente la Seconda Guerra Mondiale. L’avevano preceduta Evaristo Petrocchi (1870-1944) e Tito Silvani (1870-1954), che seppero far rivivere la parlata locale, descrivendo personaggi, fatti e situazioni con straordinaria efficacia. Li ha imitati Lidua, aggiungendo a quella maschile la sensibilità femminile, che sa cogliere sfumature dell’animo, come solo una donna sa fare. Lidua, anzi, è la prima donna a scrivere costantemente in dialetto, a cui si dedicherà con passione per un ventennio. È lei che inaugura una lunga serie di donne che a Tivoli si sono espresse e continuano ad esprimersi in dialetto.
Introduzione a cura di Franco Sciarretta (docente del corso di dialetto tiburtino)
Il racconto Areggira la ‘nfruenza è stato scritto nel 1959, due anni dopo il passaggio dell’”asiatica”, mentre era ancora vivo il ricordo della terribile “spagnola” dilagata dopo la fine del primo conflitto mondiale. Sfogliando le pagine del racconto, contenuto nel libro “La mia gente”, si legge come veniva affrontata la situazione da una famiglia dell’epoca.
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