La “pillola” di cultura di oggi è dedicata a tutte le donne, in particolare a coloro che sono impegnate nel contrasto alla diffusione del virus Covid-19. Proprio pensando alle tante donne che dedicano la propria vita alla scienza abbiamo scelto di raccontare la storia di Marie Curie pioniera della radioattività e delle sue applicazioni mediche. Scienziata appassionata, perfezionista intransigente, visionaria geniale, Marie ha dedicato la sua intera esistenza alla ricerca scientifica, stella polare della sua vita. Prima donna a ricevere nel 1903 il Premio Nobel per la fisica e unica a ottenerne un secondo, nel 1911, questa volta per la Chimica.
Il testo e le immagini che seguono sono tratti dalla mostra Menti Geniali, allestita lo scorso anno nell’ambito di SeminarLibri e dedicata agli “ingegni” che hanno segnato le tappe del progresso umano. La mostra si proponeva di ricostruire l’evoluzione stessa del concetto di ingegno – fil rouge dell’edizione 2019 di SeminarLibri – attraverso i volti, le parole e le immagini delle grandi menti; un progetto reso possibile anche grazie alla collaborazione di Susanna Gentili, giovane e talentuosa illustratrice tiburtina.
«Sono di quelli che pensano che la scienza abbia in sé una grande bellezza. Uno scienziato nel suo laboratorio non è soltanto un tecnico: è anche un fanciullo posto in faccia ai fenomeni naturali, che lo impressionano come in una fiaba […]. Se vedo attorno a me qualcosa di vitale, è proprio questo spirito d’avventura che mi sembra impossibile da sradicare, e che ha molto in comune con la curiosità»
dal diario di Marie Curie
Marya Salomee Sklodowska detta Manya nasce a Varsavia, ultima di 5 fratelli, da due insegnanti. I lutti familiari che segnano la sua infanzia la portano ad abbandonare per sempre ogni forma di credo religioso, mentre scivola in una cupa tristezza: il conforto arriva dai libri. Marie approda alla Sorbona, nel giro di tre anni si laurea in fisica e matematica e conosce Pierre Curie già scienziato di fama internazionale che sarà suo compagno di vita e di “laboratorio”.
Nello studio della radioattività i due coniugi scoprono due nuovi elementi chimici, il radio e il polonio. Marie comprende, inoltre, che la radioattività è un fenomeno atomico, demolendo la convinzione della fisica di allora che l’atomo fosse la particella più piccola della materia. Nel 1903 fu insignita del premio Nobel per la fisica e nel 1911, del premio Nobel per la chimica. Quando nel 1906 Pierre muore, Marie diviene la prima donna a insegnare alla Sorbona “ereditando” il posto del marito: la sua prima lezione inizia da dove era finita l’ultima di Pierre. Scoppia la prima guerra mondiale, lei si occupa di applicazioni dei raggi X alla medicina, forma 150 infermiere specializzate e con la figlia Irène (futuro premio Nobel) gira per gli ospedali da campo sulla vettura radiologica da lei concepita. Il 4 luglio 1934 muore di anemia perniciosa: il suo midollo osseo non riesce più a funzionare perché danneggiato dal lungo accumulo di radiazioni. Dal 1995 la sua tomba è stata spostata al Pantheon di Parigi: un grande onore che la Francia tributa solo ai più grandi.