Orazio nei suoi verbi

Un’opera di Franco Sciarretta

Punto essenziale della Libera Editrice Tiburtina è quello di assistere gli scrittori dell’area tiburtina nella pubblicazione delle loro opere.

La prima opera di cui ufficialmente è stata curata la copertura editoriale reca il titolo “Orazio nei suoi verbi Vocabolario delle voci verbali” ed è tratta dal lavoro del prof. Franco Sciarretta, decano della Libera Università e instancabile autore di opere di assoluto valore che hanno segnato importanti tappe nella ricerca storica e archeologica di Tivoli e dintorni. Le ragioni del nostro patrocinio poggiano sull’importanza dell’opera di Quinto Orazio Flacco, poeta latino vissuto nel I secolo a.C., per la conoscenza del nostro territorio nell’antichità classica. È noto che Orazio ebbe sia un possedimento a pochi chilometri da Tivoli, il Sabinum, presso l’attuale paese di Licenza, sia una villa da localizzare non lungi dalla famosa cascata dell’Aniene, nel cuore dell’antica Tibur.

Il lavoro di Franco Sciarretta, frutto di anni di indagine sulle opere oraziane (Ars poetica, Carmina, Carmen saeculare, Epistulae, Epodon liber, Sermones) tende a facilitare il lavoro degli studiosi offrendo il repertorio di tutte le voci verbali, disposte in ordine alfabetico. È facile con questo strumento sapere quante volte e con quale ricorrenza Orazio abbia usato, ad esempio, il verbo facere in ognuna delle sue opere. Dal paragrafo “Modi e Tempi maggiormente ricorrenti” apprendiamo, ad esempio, che il tempo maggiormente usato è l’indicativo presente, che da solo ricopre quasi un quarto di tutte le voci verbali; il poeta di Venosa non è attratto dall’azione durativa nel passato, al contrario di Virgilio, che spesso ricorre all’imperfetto. Un’altra cosa che colpisce è la ripetizione della voce verbale, da Orazio non rifiutata, ma talvolta ricercata. Gli esempi addotti sono molti: anche l’accumulo di verbi nello stesso verso affascina Orazio, che giunge perfino ad includervi sei voci. Un altro tema di interesse è costituito dal ricorso alle voci di estrazione popolare, oggetto di attenzione sia di F. Ruckdeschel[1] che di G. Bonfante[2]. Per questo motivo il nostro cantare è reso sia con canere, voce dotta, sia con cantare, voce popolare: nelle lingue romanze sopravvivono, infatti, con maggiore vitalità i termini di estrazione popolare.

Orazio nei suoi verbi – Vocabolario delle voci verbali” è un’opera indubbiamente rivolta agli appassionati, ma si presta ad essere sfogliata anche dai semplici curiosi che sbriciando tra le pagine possono entrare in contatto diretto che la scrittura di un autore che nei suoi carmi ha mirabilmente descritto le bellezze paesaggistiche e le positive caratteristiche naturali di Tivoli e dei territori limitrofi. Questo progetto editoriale vuole essere il primo di una lunga serie di attività mirate alla pubblicazione di testi di carattere vario, non solo scientifico ma anche puramente narrativo, che permettano talvolta di arricchire in altro caso di approfondire e sistematizzare l’immenso patrimonio di conoscenze proprio del territorio tiburtino.

[1] F. RUCKDESCHEL, Archaismen und Vulgarismen in der Sprache des Horaz, Erlangen, Meucke, 1911

[2] G. BONFANTE, La lingua parlata in Orazio. Prefazione di N. Horsfall, Venosa, Edizioni Osanna, 1994 [traduzione di Bonfante 1937]