Di nuovo un 25 novembre. Le donne vengono uccise, la mattanza non si ferma. La violenza non si giustifica.
Nel 1999, dopo un lungo e sofferto percorso delle donne di tutto il mondo, l’ONU scelse questa data in ricordo del sacrificio delle sorelle Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal ( fermate sulla strada mentre andavano a trovare i mariti in carcere) uccise a bastonate e gettate in un burrone dagli agenti del dittatore Rafael Leonidas Trujillo in Repubblica Domenicana. In attesa dei nuovi dati, l’Istat afferma che nel 2021 i centri antiviolenza italiani hanno accolto complessivamente 20.711 donne di cui 14.565 nuove, un incremento del 3,5% e dell’8% per i soli contatti. Si tratta principalmente di donne italiane (solo il 26% straniere) di età compresa tra i 30 e i 50 anni (c’è una tendenza sia alla diminuzione che allo spostamento in avanti dell’età). l 2022 (ad oggi) ha fatto registrare un femminicidio ogni 3 giorni, siamo già a 125 (68 di questi da partner o da ex), i femminicidi sono in aumento .Le donne in Italia e nel mondo continuano a morire per il semplice fatto di essere donne.
L’associazione ReteRosa in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne ha deciso di mettere a fuoco una orrenda forma di violenza che avviene sulle bambine nel mondo: il fenomeno delle spose bambine. Nel mondo sono 650 milioni di giovanissime costrette a sposarsi con matrimoni combinati dalle famiglie. Secondo l’UNFPA nel 2030 saranno 150 milioni in più, causa la carenza alimentare, le guerre e una involuzione culturale. Questi matrimoni causano abbandono scolastico, favoriscono casi di violenza sessuale, abusi domestici, isolamento sociale, mancanza di indipendenza ed emancipazione. Spesso le gravidanze precoci e le complicanze ad esse collegate causano la morte. La mostra “Volevo una bambola”, allestita nelle sale del Seminario e inaugurata sabato 19 novembre alle ore 17:00, vuole accendere i riflettori su queste bambine, queste giovani donne destinate non solo alla sofferenza fisica e morale ma anche alla morte.