Domenica 26 settembre nell’Aula Magna dell’I.C. Tivoli IV – Vincenzo Pacifici di Villa Adriana alle ore 17:30, si terrà una conferenza, organizzata dalla Libera Università Igino Giordani, con il patrocinio del Comitato Nazionale per le celebrazioni dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri.
Le fonti iconografiche nella Commedia di Dante Alighieri, sarà un incontro a doppia voce a cura di Ilaria Morini, docente di Storia dell’Arte e Letteratura italiana e Virginia Belli, Dirigente dell’Istituto scolastico che ospiterà l’evento, nonché docente di Arte e Immagine. Si occuperanno rispettivamente di individuare le esperienze iconografiche che possono aver ispirato il Sommo e di entrare in quelle opere d’arte, spiegandone il contenuto. Il tutto sarà reso ancor più suggestivo dagli effetti di luce, a cura di Giovanni Testi esperto di illuminotecnica, e dalle musiche ispirate alle sonorità antiche dei flauti di Giannantonio Ippolito e di Cecilia Angeloni.
La Divina Commedia è stata descritta, illustrata, raffigurata già dopo pochi decenni la prima stesura, e ancor oggi esercita un fascino insaziabile negli artisti che si misurano col Poema e cercano di interpretarla ognuno in base alle proprie dimensioni. L’oggetto della breve conferenza che si vuole affrontare è la commistione che sicuramente è esistita, alla base dell’ispirazione della potente opera comunicativa costruita dall’Alighieri, tra fonti letterarie e fonti figurative. Opere artistiche, narrazioni e citazioni appartenenti all’immaginario collettivo che lui ascoltò, percepì e ancor più vide dipinte e scolpite negli edifici di culto, che hanno fatto emergere in lui quelle rappresentazioni che seppe trasformare in sublime poesia.
Dante visse in un contesto culturale in cui molto del messaggio politico-religioso era affidato alle immagini; “mostrare l’invisibile per mezzo del visibile” per dirla con San Gregorio Magno. Un patrimonio di immagini che avevano lo scopo di “istruire, rimanere nella memoria, suscitare emozioni” nella comunità, come rammenta Tommaso D’Aquino. Intraprendere questo viaggio significa teorizzare ciò che Dante presumibilmente vide, perché il sommo poeta fu esule, e alcune tappe delle sue peregrinazioni sono incerte per mancanza di fonti precise. Peraltro sarebbe un errore pensare un Dante viaggiatore che, affascinato da un tema, si sia messo alla sistematica ricerca delle probabili testimonianze; questo è ciò che farebbe un autore a noi contemporaneo. Dobbiamo invece provare a rintracciare attraverso i suoi versi, quei luoghi in cui egli si sia trovato testimone e che abbiano contribuito alla costruzione della sua biblioteca visiva permeata dalle immagini figurative del tempo. Le immagini costituivano per coloro che non sapevano leggere le Sacre Scritture, la Biblia Pauperum, ovvero la Bibbia dei Poveri; divulgavano la fede e la conoscenza dei fondamenti della religione cattolica, ma costringevano anche alla meditazione, alla preghiera, inducevano ad una crescita interiore, fornivano esempi e codici morali da seguire. Ecco allora che le immagini poetiche che Dante ci propone nella Commedia assumono la medesima valenza educativa e didattica dipanandosi nelle tre cantiche: Inferno, Purgatorio e Paradiso.
Dante non copia le immagini, né semplicemente le trasforma in parole e metrica, lui le usa propriamente come fonti per la sua opera. Quando leggiamo la Commedia la potenza descrittiva dell’autore stimola il nostro immaginario, facendo emergere figure terribili nell’Inferno, più tangibili nel Purgatorio ed estatiche nel Paradiso. Queste figurazioni si fondono con le parole suscitando emozioni, ci appassionano e così, proprio come l’uomo del medio evo posto di fronte alle meraviglie dell’arte a lui contemporanea, siamo indotti a riflettere, a partecipare emotivamente e ad apprendere. È per questo che la Commedia è senza tempo. L’evento si terrà nel rispetto delle norme sanitarie.